La Plastica dalla Canapa? Ecco cosa si ottiene dalla fibra della cannabis

30/11/2018

La bio plastica ottenuta dalla canapa è già una realtà da diversi anni. Peccato che siano ancora in pochi a parlarne e che questo materiale – 100% naturale, biodegradabile e non inquinante - sia ancora così poco diffuso.
Realizzata con le fibre provenienti dalla canapa legale, la plastica di canapa è oggi utilizzata negli Stati Uniti - e in diversi altri Paesi del mondo – sia nel settore delle automobili, sia in tanti altri ambiti differenti, come quello dell’elettronica, abbigliamento e accessori per la persona, edilizia, arredamento e decorazione e perfino nella produzione di giocattoli.
La plastica dalla canapa ha tutte le caratteristiche per sostituire la plastica tradizionale, mettendo quindi fine allo sfruttamento e all’uso di risorse minerarie, come il petrolio, e sostanze chimiche estremamente dannose sia per l’ambiente che per l’uomo.

Plastica dalla Canapa: le bioplastiche ottenuta dall’erba


Dalle piante di canapa legale si ottiene, infatti, una plastica atossica, eco-compatibile e riciclabile, perché non è tossica, è più resistente della plastica di utilizzo comune (è stato calcolato che la sua resistenza è 10 volte superiore addirittura rispetto all’acciaio) ed è perfettamente adatta alla conservazione di alimenti, perché non contiene sostanze nocive, come ad esempio – l’acido polilattico, il pbs oil pha, ma utilizza polimeri naturali già impiegati in ambito industriale, tra i quali ricordiamo l’amido di mais, l’amido di riso e la barbabietola da zucchero.
Non a caso, la Cina ha già iniziato ad adottare la plastica realizzata con fibre di canapa per produrre oggetti di uso quotidiano, come le custodie degli smartphone, ma anche per alcuni dei componenti delle automobili.
Il primo a sperimentare la plastica di canapa nella produzione di automobili fu proprio Henry Ford, che – nel 1937 – mise a punto la sia Hemp Body Car - o Ford Cannabis – il primo prototipo di macchina completamente realizzata con un materiale plastico ottenuto dalla lavorazione e trasformazione di semi di soia e semi di canapa e alimentata da etanolo di canapa.
Tra i vantaggi della plastica di canapa – oltre a quelli già illustrati sopra – ce ne sono alcuni che riguardano proprio il settore delle auto, perché questi materiali ottenuti dalle fibre di canapa sono molto resistenti agli urti e allo stesso tempo risultano estremamente leggeri, consentono all’auto di consumare meno carburante a fronte di prestazioni nettamente migliori rispetto alle automobili tradizionali.
E i risultati nel settore delle automobili stanno spingendo diversi produttori di mezzi di locomozione a sperimentare l’impiego della plastica e dei polimeri ottenuti dalle fibre di canapa anche nell’ambito dei mezzi pesanti, impiegati nel trasporto di merci e nell’agricoltura.

A questo si aggiunge la pericolosità della plastica tradizionale: nociva per tanti motivi, sia per la salute dell’uomo che per l’ambiente, in particolare per la sopravvivenza di mari e oceani.
 Secondo gli esperti, gli oggetti e i prodotti di uso comune realizzati con la plastica rappresentano oggi il 70% dei rifiuti presenti negli oceani, da cui sono scaturiti tantissime problematiche per la salute dei pesci e di conseguenza sulla salute dell’uomo. I pesci che popolano mari e oceani, infatti, si nutrono di queste plastiche tossiche, che poi – inevitabilmente – finiscono nella catena alimentare e, quindi, sulle nostre tavole.
Per tamponare questa emergenza mondiale, l’Europa ha varato una nuova normativa che – a partire dal 2021 – vieterà la vendita e la diffusione di prodotti monouso realizzati con la plastica tradizionale, come posate, piatti e bicchieri, bastoncini cotonati e bastoncini di ogni tipo. A questo si aggiunge un’altra normativa che stabilisce come - entro il 2025 – in tutta Europa dovrà essere tagliato del 25% il consumo di prodotti in plastica che non possono essere realizzati con materiali differenti. Parallelamente, oltre ai divieti e alle normative che limitano l’uso e la diffusione delle plastiche, l’Unione Europea invita gli stati membri dell’UE a pianificare e prevedere delle politiche per promuovere lo sviluppo di imprese innovative impegnate nella produzione e la diffusione di bioplastiche.

E allora, stando così i fatti, in Italia che cosa stanno aspettando a incentivare la coltivazione e l’uso della canapa? Occorre ricordare, a tal proposito, che il nostro Paese - negli anni Venti – ovvero in un periodo davvero poco progressista dal punto di vista politico e sociale – era all’avanguardia nella produzione di materiali derivati dalla fibra di canapa; tra questi erano molto diffusi le fibre tessili, carta, corde e oli utilizzabili in campo alimentare.
Proprio Mussolini, nel 1925, affermò che “La Canapa è stata posta dal Duce all’ordine del giorno della nazione. Per eccellenza autarchica è destinata ad emanciparci quanto più possibile dal gravoso tributo che abbiamo ancora verso l’estero nel settore delle fibre tessili. Non è solo il lato economico agrario, c’è anche il lato sociale la cui incidenza non potrebbe essere posta meglio in luce che dalla seguente cifra: 30mila operai ai quali dà lavoro l’industria canapiera italiana”. Tutto questo fu valido fino a quando Mussolini non decise di fare marcia indietro, probabilmente perché pressato dal governo e dagli interessi degli Stati Uniti, dove vigeva il monopolio delle piantagioni di tabacco.

E oggi?
Considerato il nostro passato, l’Italia potrebbe ottenere tantissimi vantaggi dall’avvio e la diffusione di nuove coltivazioni di canapa agroindustriali, un settore che offre numerose potenzialità sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Stando agli ultimi dati, infatti, negli ultimi anni, è aumentato di dieci volte il numero di campi coltivati con piante di cannabis ed è aumentato il numero di prodotti a base di fibre ed estratti da questa preziosa pianta, come oli essenziali, cosmetici, mattoni e fibre per l’edilizia, alimenti e bio plastiche adatte a tantissimi usi differenti.