Cannabis light, perché i giudici riaprono i negozi di erba light?

02/09/2019

Molti negozi di canapa light stavano per gettare la spugna a seguito della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, che - di fatto - impediva la rivendita di prodotti a base di canapa light. Alcuni negozianti - titolari di grow shop - nel frattempo hanno rinunciato e hanno chiuso la loro attività per non incorrere in denunce penali, altri - più tenaci invece - non solo hanno resistito, ma hanno fatto anche ricorso. Sono stati molti gli operatori che - dopo aver investito i risparmi di una vita in un negozio dedicato al mondo della canapa - non hanno accettato l'esito della sentenza (tra l'altro poco chiara ed estremamente contraddittoria rispetto a quanto stabilito dalla legge) e hanno fatto ricorso al Tribunale.


Oggi, finalmente, la luce in fondo al tunnel: i tribunali italiani hanno dato ragione a produttori e commercianti di infiorescenze e hanno consentito la riapertura di tutti i negozi chiusi durante l'estate, a patto che - come stabilisce da tempo la legge che regolamenta il settore - il contenuto di Thc non superi lo 0,5%. La storia è andata più o meno così. Dopo la sentenza della Cassazione dello scorso maggio, la polizia ha iniziato a sequestrare la merce nei negozi e ordinare la chiusura dei rivenditori di cannabis light. Molti negozianti hanno fatto ricorso - chiedendo alla magistratura che venisse controllato il contenuto di Thc (delta-9-tetraidrocannabinolo), ovvero il principio psicotropo della cannabis - per appurare l'assenza del famoso "potere drogante" di cui si parla.

Cannabis light, perché i giudici riaprono i negozi di erba light?


La legge italiana, infatti, su questo punto è sempre stata molto chiara: la soglia di demarcazione tra un prodotto non drogante e uno che potrebbe esserlo è lo 0,5% di THC. Al di sotto di tale soglia l'erba light non può essere in alcun modo considerata una droga. Ciò nonostante, a maggio, la Cassazione aveva impedito "la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis (olio, foglie, infiorescenze e resina)" salvo che "tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante".

Ma la merce sequestrata dalla polizia, però, non aveva effetto drogante - come era possibile verificare da subito dalle stesse etichette dei prodotti - e dopo il ricorso i giudici non hanno potuto che constatare l'incongruità tra la sentenza della Cassazione e quanto stabilito dalla legge. Finalmente, la caccia alle streghe fomentata senza alcun motivo da Salvini si è spenta come un fuoco di paglia, grazie all'intervento della magistratura (che come spesso accade si ritrova a prendere decisioni importanti ed evidenzia una maggiore aderenza alla realtà rispetto a quanto non facciano gli esponenti di partito).



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